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Mantova.. ed è subito sera

NOTA DELL'AUTRICE

"Ed è subito sera", titolo della famosa poesia di Salvatore Quasimodo, ed anche di questo volume, non inganni l'osservatore. Quasimodo ha voluto equiparare la sera alla solitudine di ognuno di noi ed alla fugacità della vita.

Ognuno di noi, ogni giorno, nasce all'alba e muore al tramonto, qualsiasi siano i suoi sogni, per poi rinascere al suo risveglio – da cui il libro creato successivamente a questo "MANTOVA....e dopo la notte viene il giorno".

In questo volume è rappresentata una simbolica notte di Mantova, cui, di giorno, con la coscienza, segue una giornata, a seconda dei casi, piena di tristezza, o di grande piacere.

Quanto alla solitudine, ognuno di noi si persuada, è una costante della nostra vita, sia per chi abbia una famiglia numerosa, sia per gli altri, ma trattasi di una solitudine arricchente, oserei dire, anche, della solitudine della'artista. E qui mi fermo: a buon intenditor poche parole e mi tuffo nella quotidianità di Mantova.

Mantova è una cittadina meta dei miei pellegrinaggi fin da quando ero piccola, primo perché vicina a Modena e poi perché, fra le città vicine, quella da me preferita, non solo per le sue bellezze artistiche (non si dimentichi che Mantova è patrimonio dell'U.N.E.S.C.O.), ma anche perché ineguagliabile nel preparare i tortelli di zucca. Quante volte ci sono andata coi miei amici solo per questo!

Non vorrei sembrare troppo terra terra, ma perché non ricordare l'"arte culinaria" dei cuochi mantovani?

Venendo al mio libro, ho voluto imprimere in esso la felicità che ho provato facendolo. Ho voluto ritrarre dapprima Mantova verso sera (da cui il titolo) ed ho iniziato dal Castello di S. Giorgio, che al tramonto cambia di colore, passando dal rosa all'azzurro al blu notte.

Le sue donne, sia nelle piazze che sotto i magnifici portici, all'ora dell'aperitivo, mi sono sembrate più distese ed affascinanti, in altre parole più spontanee, anche perché la mia piccola macchina fotografica passava inosservata. Nessuna donna, insomma, si metteva "in posa".

È noto che io preferisco i soggetti femminili, perché, fra il trucco, gli adornamenti, la cura che impiegano per i capelli, sono più appariscenti degli uomini e tutte belle.

Chi non conosce Piazza Sordello che racchiude in sé la maggior parte dei monumenti ed il Duomo, piazza delle Erbe, ecc.?

Quello che io però ho più amato in Mantova sono i suoi portici. Che cos'è una città senza portici? Sotto i portici passa la vera vita, non solo per le vetrine, ma per un'abitudine secolare della gente che sotto i porticati si sente più protetta ed in un ambiente più intimo. Concludo con un inno al fascino che emana da Mantova ed un inno alla vita.
MARIA PIA SEVERI

 


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