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I sette colli di Lisbona

NOTA DELL'AUTRICE

"I sette colli di Lisbona" costituisce il primo volume che dedico ad una città straniera, anche se da subito, una volta messo piede a Lisbona, mi sono trovata come a casa mia.

Lisbona infatti ha catturato il mio cuore dal primo giorno e, man mano che più la conoscevo, più riempiva tutti i miei sensi, di un allegro e piacevole altalenarsi di colori e di toni alti e bassi di una musica stregante.

Perché l'ho chiamata così? Forse per una reminiscenza ai sette colli di Roma, ma soprattutto perché i su e giù di Lisbona, città molto più piccola di Roma, appaiono molto più netti ed evidenti.

I suoi famosissimi tram, l'Avenida de Libertade, con il suo pavimento decorato con disegni astratti dal movimento ondulatorio, l'Elevador che, assieme al Castello, ci portano a visioni incantevoli sulla citta', la Cattedrale, che ho visto al tramonto, magica, nell'alternarsi di sfumature rosa e gialle, la Basilica di Sao Jerònimos e, last but not least, la Torre di Belém che scende dall'alto dei colli e raggiunge l'oceano.

E che dire degli incantevoli azulejos, tipiche piastrelle blu e bianche decorate a mano, presenti anche in moltissimi bar e negozi della città?
Inoltre la sua popolazione da sempre multietnica incanta con la sua varietà di colori e fornisce all'osservatore un elemento in più di fascino rispetto ad altri Paesi.

In questa città, che ho fatta "mia", non ho fatto alcuna fatica a far fotografie perché cose e persone balzavano ai miei occhi come fiori multicolori in attesa solo di essere colti.

Tutto mi ha favorevolmente sorpreso ed estasiato.

Agli abitanti di Lisbona ed alla sua storia un sincero grazie per averla dotata, secolo dopo secolo, di tale ineguagliabile varietà e bellezza.

Infine un grazie particolare a tutte le donne lisbonesi (comprese, ovviamente, le variopinte ed eleganti donne di colore, per me fonte di attrazione ed oggetto di numerose mie foto) che passeggiano per le vie di questa splendida città, fiere della propria bellezza e del proprio fascino, cui ho volentieri soggiaciuto e soggiacio.

MARIA PIA SEVERI

 

 


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